• Via A. Costa 2, Porto San Giorgio (FM)
 

Ciccimmaretati: la zuppa cilentana della tradizione campana

Un tesoro gastronomico del Cilento che unisce storia, sapori e tradizione

Nel cuore del Cilento, tra paesaggi incontaminati e borghi sospesi nel tempo, si cela un piatto che racconta la storia di un popolo fiero delle proprie radici: la Ciccimmaretati. Questa zuppa contadina, ricca di legumi e cereali, è molto più di una semplice pietanza: è un simbolo identitario che rappresenta l’essenza della cucina cilentana, fatta di semplicità, ingegno e legame con la terra.

Conosciuta anche come “cuccìa”, la Ciccimmaretati viene preparata tradizionalmente durante le festività di paese o nei momenti di condivisione familiare. Chi visita la Campania e il Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e Alburni non può lasciarsi sfuggire questa autentica esperienza culinaria. Un piatto che affonda le sue radici nella cultura mediterranea e che oggi conquista i palati dei viaggiatori alla ricerca di sapori genuini e storie da raccontare.

La storia della Ciccimmaretati: un'eredità contadina che racconta il Cilento

La Ciccimmaretati è molto più di una zuppa: è una memoria collettiva che ha attraversato i secoli, conservando il sapore autentico della vita contadina cilentana. Le sue origini affondano in un’epoca in cui la cucina era dettata dalla stagionalità e dalla necessità di non sprecare nulla. In questo contesto rurale, ogni famiglia coltivava piccoli appezzamenti di terra e raccoglieva legumi e cereali, elementi alla base della dieta quotidiana. Il piatto rappresentava un modo intelligente e gustoso per utilizzare ciò che si aveva a disposizione, combinando varietà e sostanza in un’unica portata.

Il nome stesso, “Ciccimmaretati”, racchiude una simbologia profonda. In dialetto cilentano, “maretati” significa “sposati”, e si riferisce all’unione armoniosa tra i diversi ingredienti che compongono la zuppa. Questo “matrimonio” tra fagioli, ceci, lenticchie, orzo, grano e cicerchie non è solo una scelta culinaria, ma un messaggio di equilibrio, coesione e rispetto per la biodiversità del territorio. Ogni ingrediente porta con sé un bagaglio di sapori, consistenze e valori nutrizionali che si esaltano a vicenda nella cottura lenta e profumata.

Tradizionalmente, la Ciccimmaretati veniva preparata in occasione di festività religiose, raccolti stagionali o eventi comunitari. Durante la mietitura, ad esempio, rappresentava un pasto ricostituente da consumare in compagnia, all’aperto, magari all’ombra di un grande albero o sotto un pergolato. Il piatto simboleggiava la fine di un ciclo agricolo e l’inizio di un momento di riposo e condivisione. La ricetta variava leggermente da famiglia a famiglia, trasmessa oralmente dalle nonne alle giovani generazioni, adattandosi ai gusti locali e alla disponibilità degli ingredienti.

Nel tempo, la Ciccimmaretati ha saputo conservare la propria autenticità, diventando anche un simbolo di identità culturale per l’intera area del Cilento. Non si trattava solo di sfamarsi, ma di raccontarsi: ogni cucchiaiata era un frammento di storia, un dialogo tra passato e presente. Oggi, riscoprire questo piatto significa anche rivalutare il patrimonio immateriale di una terra che ha fatto dell’accoglienza e della semplicità i suoi tratti distintivi. È proprio grazie a questa ricchezza culturale che la Ciccimmaretati continua a vivere, non solo nei piatti, ma nel cuore delle comunità che l’hanno creata e custodita.

Ingredienti autentici e preparazione: il rito della Ciccimmaretati

Preparare la Ciccimmaretati è un gesto d’amore che richiede pazienza, attenzione e rispetto per la materia prima. Non è una ricetta da improvvisare, ma un processo lento e rituale che rievoca i ritmi della vita rurale. Ogni fase della preparazione ha un significato e contribuisce a costruire l’equilibrio perfetto tra sapori, profumi e consistenze.

Gli ingredienti di base sono semplici ma ricchi di valore nutrizionale:

  • legumi secchi misti (ceci, fagioli, lenticchie, cicerchie),
  • cereali integrali (grano, farro o orzo perlato),
  • ortaggi aromatici (cipolla, aglio, sedano),
  • pomodori freschi o pelati,
  • foglie di alloro,
  • olio extravergine di oliva cilentano,
  • sale, pepe o peperoncino.

La selezione degli ingredienti è fondamentale: devono essere di alta qualità, preferibilmente locali, per garantire il gusto autentico e rispettare la filosofia del piatto.
 
La preparazione inizia la sera precedente, con l’ammollo dei legumi in acqua fredda. Questo passaggio, spesso trascurato nelle cucine moderne, è essenziale per rendere i legumi più digeribili e cuocerli uniformemente. Il giorno successivo si inizia con un soffritto leggero di cipolla, aglio e sedano in olio extravergine, al quale si uniscono legumi scolati e cereali, coprendo tutto con acqua fredda. La cottura avviene a fuoco lento, per almeno due ore, mescolando di tanto in tanto per amalgamare i sapori e controllare la densità.
 
A metà cottura si aggiungono i pomodori e, se si desidera, spezie come il peperoncino per un tocco piccante. A fine preparazione, un filo d’olio extravergine a crudo e qualche foglia di alloro sprigionano un profumo inconfondibile. La zuppa viene servita ben calda, accompagnata da pane casereccio, meglio se raffermo o tostato, che ne assorbe il gusto e ne esalta la sostanza.
 
Oggi molte cucine reinterpretano la Ciccimmaretati in chiave moderna. Alcuni chef aggiungono verdure di stagione come zucchine o cavolo nero, altri arricchiscono la base con spezie aromatiche o presentazioni raffinate. Non mancano le versioni vegane, del tutto in linea con lo spirito originario del piatto, che nasce senza carne e valorizza esclusivamente ingredienti vegetali. Queste interpretazioni contemporanee non tradiscono la ricetta tradizionale, ma la evolvono con creatività, mantenendo vivo il legame con la terra cilentana.

Dove gustare la Ciccimmaretati: sagre, borghi e ristoranti nel cuore del Cilento

Per apprezzare davvero la Ciccimmaretati, bisogna viaggiare nel Cilento e viverne l’atmosfera autentica, fatta di borghi in pietra, paesaggi rurali e comunità accoglienti. Ogni paese ha la propria storia da raccontare e spesso la narra proprio attraverso i suoi piatti tipici. E la Ciccimmaretati, in particolare, è protagonista indiscussa di eventi, sagre e menù stagionali che attirano curiosi e buongustai da ogni parte d’Italia.

Uno degli appuntamenti più attesi è la Sagra della Ciccimmaretati di Stio, che si tiene ogni anno ad agosto. Questo piccolo borgo nel cuore del Parco Nazionale del Cilento si trasforma in una festa di colori, profumi e suoni: gli stand gastronomici offrono piatti preparati secondo le ricette originali, accompagnati da vino locale, musica folk e danze popolari. È un’occasione perfetta per assaporare la zuppa immersi in un’atmosfera conviviale e calorosa, proprio come avveniva un tempo nei cortili contadini.

Ma non c’è bisogno di aspettare l’estate per gustare la Ciccimmaretati. Borghi come Pollica e Acciaroli, veri simboli della Dieta Mediterranea, ospitano ristoranti e trattorie dove il piatto viene servito con orgoglio tutto l’anno. Qui, l’attenzione agli ingredienti locali e alla stagionalità è una regola non scritta, e ogni porzione racconta una storia fatta di terra, lavoro e cultura gastronomica.

A Celle di Bulgheria, invece, si svolgono rievocazioni storiche e percorsi enogastronomici dove la Ciccimmaretati è una tappa obbligata. Passeggiare tra le vie del borgo, scoprendo gli antichi mestieri e assaggiando le specialità locali, è un modo coinvolgente per avvicinarsi alla tradizione cilentana. Anche i ristoranti e agriturismi nelle aree di Camerota, Castelcivita, Rofrano e Piaggine includono spesso la zuppa nei loro menù stagionali, offrendo versioni fedeli alla tradizione o rivisitate con ingredienti biologici e tecniche moderne.

Per chi desidera portare a casa un ricordo gustoso, diversi produttori locali propongono kit gastronomici con legumi e cereali selezionati, ideali per preparare la Ciccimmaretati anche a chilometri di distanza. Acquistarli significa sostenere l’economia locale e preservare il patrimonio culinario del Cilento.

In definitiva, gustare la Ciccimmaretati sul posto non è solo una scelta gastronomica, ma un’esperienza culturale completa, che arricchisce il viaggio e lascia un’impronta nel cuore.

Vuoi ricevere le offerte?